mario bertola: diario e memorie

le memorie di mario e della sua lotta contro l' acna e per una valle bormida viva

martedì, settembre 20, 2005

cap. 3 marcia su Cengio

MANIFESTAZIONE A CENGIO

Erano da poco passate le sette del mattino, in casa era già tutto in movimento, così decisi di alzarmi anch’io per rendermi conto dell’umore che regnava in famiglia a quell’ora strategica in cui i miei figli dovevano partire per la scuola.
La giornata di studio che avevano davanti non li entusiasmava, ma non per questo mancò l’occasione per qualche battuta e qualche giochetto al volo.
Presto la casa fu vuota e silenziosa e, poiché non riuscivo a concentrarmi, andai dritto nei boschi, sul bricco delle Pianelle.
Da sempre, passeggiare nei boschi mi apre la mente e mi stimola il pensiero.
Quella mattina ero libero fino a mezzogiorno e oltretutto, nei boschi e in quel periodo, c’era la possibilità di trovare qualche “porcino”.
Camminando tra le felci e le foglie secche pensavo alla sera prima, a quella chiacchierata tra amici e all’impegno preso per far rinascere la nostra valle.
Come spesso capita nei nostri paesi di campagna, è più facile incontrare una persona pei boschi che non sulla piazza del paese….infatti, sentito un fruscio, notai poco lontano una di quelle persone che nel nostro paese sono “intrigate” un po’ in tutto, e che sa tutto di tutti.
Lo informai con entusiasmo di quello che stava nascendo in valle, del movimento appena nato per controllare l’Acna.
Mi aspettavo una parola di plauso, d' incoraggiamento, invece mi guardò con un’espressione di commiserazione , e scrollando la testa mi disse in dialetto gorzegnese: «scaudeve nant er pisc, tant èradisci nant……chila a cata teuc», che vorrebbe dire: non scaldatevi il piscio, tanto non riuscirete a farvi le vostre ragioni, quella (l’Acna), compra tutti.
Ripresi il mio cammino un po’ deluso, quel compaesano che avevo appena incontrato, non mi aveva detto niente di nuovo, ma al contrario, una vecchia verità.
Mi preoccupava però quella rassegnazione che ho trovato in lui e in tanti altri.
Per fortuna non tutti in valle la pensavano così.
Alle riunioni successive la partecipazione aumentava a dismisura, almeno una persona per paese era sempre presente e le serate furono sempre più animate.
Con il mese di ottobre la neonata “Ass. per la Rinascita Della Valle Bormida” si attivò in numerose iniziative. Partirono le prime delibere, si incontrarono Assessori regionali, liguri e piemontesi, e si cercò il dialogo con il sindacato.
Incominciarono pure le prime proteste, a Monastero Bormida, in data 8 Novembre 1987, il 94% degli elettori non si presentò alle urne, reagendo alla scelta del governo di mantenere le produzioni dell’Acna.
Il 22 Novembre dello stesso anno si recarono a Cengio un gruppo di 600 persone che manifestarono per le vie del paese chiedendo ad alta voce: «vogliamo l’acqua pulita! ».
I partecipanti al corteo portavano con sé un solo striscione con sopra scritto: «Delegazione organizzatrice delle prossime proteste».
Era solo l’inizio di una grande protesta, era un messaggio, un preavviso che se non si fossero presi provvedimenti, la popolazione avrebbe reagito con tutte le forze legalmente disponibili.
Pochi giorni dopo quella prima manifestazione arrivò sulle nostre teste una grave dichiarazione dal Consiglio dei ministri: la valle Bormida venne dichiarata “Area ad elevato rischio di crisi ambientale”.
Quel triste marchio peggiorò ulteriormente l’immagine e l’economia della nostra valle e nello stesso tempo diede una spinta a smuovere quelli fra noi che ancora erano titubanti e stavano a guardare dalla finestra.
Continuarono così, in modo sempre più serrato, le iniziative contro quel mostro chimico: si organizzarono incontri con Consiglieri regionali, si fecero riunioni con i sindaci della valle, si svolse anche un incontro tra gruppi di Parroci della bassa ed alta valle Bormida.
Il 5 Marzo 1988 si organizzò a Cortemilia un convegno con tutte le Comunità Montane interessate, sul tema: «Valle Bormida - un progetto per la rinascita».
In quell’incontro si formularono alcune proposte ambiziose, ma per realizzarle si giudicò inevitabile la chiusura dell’Acna.
Intanto era stata fissata la data del 20 Marzo per una grandiosa manifestazione a Cengio.
Lavorai tanto anch’io per quella manifestazione, preparai striscioni, appesi manifesti, partecipai ad incontri.
Ci tenevo tanto a marciare per le vie di Cengio, poter urlare contro quella fabbrica della morte.
L’ultima volta che avevo preso parte ad una manifestazione avevo appena undici anni e dovevo stare vicino ai buoi. Quella volta capii la gravità della cosa guardando in volto mio padre e il nonno: quel 20 Marzo 1988 sarebbe stato diverso, avrei manifestato per difendere un mio diritto, avrei urlato la mia rabbia per vendicare il nonno, morto ormai da venticinque anni, il quale era stato condannato ingiustamente. Avrei urlato con tutto il fiato che avevo in gola, in modo che, tornato a casa, avrei potuto guardare negli occhi i miei figli senza vergognarmi.
Tutto era ormai pronto: nei bar, nei mercati, davanti alle chiese non si parlava d’altro. I muri erano tappezzati di manifesti e lungo la statale apparvero anche alcune scritte in vernice con slogan contro la “fabbrica della morte “.
E il grande giorno arrivò: mi alzai dal letto in un bagno di sudore, le gambe non mi reggevano in piedi e la testa mi girava. Non so per quale malefico destino, ma avevo buscato una terribile influenza. Dovetti tornare a letto e rinunciare al pranzo. Stavo male per l’influenza ed ero a terra con il morale. Non potevo partecipare a quella manifestazione. Dalla finestra in fondo al corridoio, guardando in alto, vedevo la curva che la statale faceva uscendo dalla galleria. Erano circa le 13,30 quando il primo pullman sbucò da quella curva strombazzando. In seguito alcune macchine, poi di nuovo un pullman, ed un altro ancora, ne contai oltre trenta poi persi il conto.
Tutti andavano verso Cengio, mai quella strada aveva visto tanti mezzi passare, mai come quel giorno mi sentii prigioniero in casa.
Non riuscivo a stare in piedi per colpa dell’influenza e non riuscivo a stare a letto perché troppo agitato.
Il pomeriggio fu quindi lungo e travagliato: ebbi le prime notizie sulla manifestazione dai telegiornali, poi sentii dal vivo la versione di alcuni che avevano partecipato. «E’ stata una grandiosa manifestazione! le vie di Cengio erano stracolme di gente, striscioni, bandiere, gagliardetti di tutti i comuni, associazioni, partiti. Alcuni avevano stimato 8000 persone, altri dicevano 10000. Comunque sia, è stata una grande manifestazione».
Vinto dalla febbre, mi addormentai e per tutta la notte sentii le urla di quella gente che chiedeva giustizia, vidi Cengio invasa da una folla immensa, e mio nonno in piedi su di un carro, che sorrideva soddisfatto sotto i suoi lunghi baffi bianchi.