mario bertola: diario e memorie

le memorie di mario e della sua lotta contro l' acna e per una valle bormida viva

venerdì, settembre 09, 2005

visita all'ACNA

VENERDI' 19 SETTEMBRE 2003

Oggi mi sono recato in visita all’ACNA di Cengio.
Vorrei spiegare, ma non ci riuscirò mai, la sensazione che ho provato varcando il cancello di quella fabbrica che per 58 anni mi ha fatto respirare la sua puzza e i suoi veleni. Quella fabbrica che ha fatto soffrire e piangere tante persone.
Ho lottato per oltre 50 anni, l'ho vegliata con tanti amici per trentun giorni e trentun notti, ma mai avevo varcato quel cancello.
Oggi con il pullman e il Comm. Leoni che faceva da guida, ci sono entrato.
La prima parte della fabbrica che si incontra è quella più antica, fatta di mattoni pieni, con archi ed ampie vetrate.
Sarebbe anche bella se non fosse in uno stato di abbandono da parecchi anni, tutti i vetri rotti alle finestre e dentro i capannoni montagne di terra inquinata.
Quella parte, ci ha spiegato il Commissario, è l’unica ad avere il suolo non inquinato: sono inquinate, però, le falde sottostanti.
Più avanti il pullman si è fermato davanti al reparto dove si riempiono enormi sacchi di terriccio. Quelli sarebbero i famosi fanghi dei “lagoons”, resi innocui dopo vari procedimenti.
Lì ci sono state spiegate molto dettagliatamente le fasi di lavorazione e ci è stato confermato che, ciò che resta dei “lagoons”, viene trasferito in Germania via treno, un treno alla settimana.
Il pullman è poi uscito fuori dalle mura di cinta, costeggiando il fiume, e lì abbiamo visto una prima collinetta per metà sgomberata.
Quelle che sono chiamate collinette sono in realtà rifiuti, scarti di varie lavorazione ammassati lì vicino al fiume nel corso dei cento anni di lavorazione.
Abbiamo proseguito verso lo scarico, la zona del “presidio” di protesta del 1989: lungo tutto il tratto abbiamo potuto notare un muro che loro chiamano “diaframma”, ovvero un barriera di contenimento che va in profondità e serve a contenere il percolato che può uscire dallo stabilimento affinché non entri nel fiume.
Vicino allo scarico, una ruspa stava scavando e caricava il materiale sopra un camion.
Quella era un’altra di quelle collinette di rifiuti, e non vi era niente che potesse assomigliare alla terra: sembrava piuttosto carbone macinato.
Nonostante i finestrini chiusi, ho risentito l’odore che sentivo lungo il Bormida negli anni ‘50, quando ero ragazzino.
Quelle colline di rifiuti sono portate all’interno, vicino ai “lagoons”, in quella zona in cui non è possibile disinquinare. Quelle scorie sono allargate e rullate, formando un enorme piazzale e a fine lavori, è prevista una copertura in cemento impermeabile.
Anche i “lagoons”, visti da vicino, sono di un orrore indescrivibile.
Siamo poi tornati verso la portineria passando vicino al basamento del famoso RE-SOL.
Per le strade che si svincolavano tra i vari reparti c’era un’autobotte che passava in continuazione, innaffiando per terra con lo scopo di non lasciar alzare la polvere con i suoi inquinanti.
Tralasciando i miei sentimenti personali, abbiamo potuto costatare che la bonifica è effettivamente cominciata. Certamente i tempi saranno lunghi, ma per la prima volta in questa storia si vede qualcosa di concreto.
Anche il Comm. Leoni è stato molto disponibile e chiaro, ci ha informati senza nascondere nulla sulla gravità del problema.
Un’altra notizia che abbiamo avuto dal Commissario è che attualmente lavorano alla bonifica 240 operai, in sostanza tanti quanti erano al momento della chiusura dell’ACNA.
Sono tornato a casa un pochino più ottimista, anche se l’ACNA l’ho trovata peggio di come me la immaginavo.
Peccato però che eravamo pochi a fare quella visita e l’unico amministratore era il sindaco di Saliceto.

Mario Bertola